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Schuchardt, Hugo.

Glottologo tedesco. Allievo di Schleicher a Jena e di Diez e Ritschl a Bonn, si laureò nel 1864, ottenendo nel 1870 la libera docenza in Filologia romanza. Professore ordinario ad Halle (1873), nel 1876 passò a Graz dove insegnò fino al 1900. In Vocalismo del latino volgare (1866-68) tentò per la prima volta una storia sistematica del latino volgare, condotta direttamente sulle iscrizioni e la grafia dei testi risalenti all'epoca del Basso Impero. Mentre l'indirizzo glottologico prevalente in quel periodo cercava di ricostruire l'unità delle varie lingue romanze, S. impostò la sua indagine sulla base del problema della loro varietà che, secondo lo studioso, è spiegabile come risultato di una complessa sovrapposizione di correnti innovatrici che hanno portato a un lento, ma inesorabile passaggio dell'una nell'altra. Importanti anche i suoi studi nel campo dei dialetti celtici, delle lingue creole e del basco. Fondamentale è stato il suo contributo alla lessicografia e all'etimologia romana: le sue ricerche onomasiologiche su andare e trovare nelle lingue romanze restano esempi di metodo. Per S. l'etimologia non deve limitarsi a ricuperare il significato originario di una parola, ma ricostruire la storia della parola stessa in quanto essa riflette la cultura e la mentalità dei parlanti. Tale concezione della linguistica come storia della cultura portò S. a schierarsi contro la concezione puramente evoluzionistica della lingua, in cui i mutamenti fonetici sarebbero retti da rigide leggi. L'uniformità dei mutamenti fonetici non è da spiegare sulla base di una legge biologica che si imponga sui parlanti, ma come il risultato di un conguagliamento (analogia fonetica) che si impone per imitazione, come effetto del contatto che ogni individuo ha con la comunità dei parlanti. La storia di una lingua è da intendersi come continuo scambio e mescolanza di contatti culturali. Poiché la lingua non va studiata per sé, ma in funzione di chi la parla, S. ha mostrato un costante interesse per la letteratura, il folclore e l'etnografia. Si capisce quindi perché S. sia stato considerato il caposcuola della linguistica storica, mentre il suo interesse per l'attività dell'individuo parlante ha fatto sì che anche la linguistica idealistica lo abbia riconosciuto come un suo precursore. Tra le sue opere citiamo: Intorno alle leggi fonetiche, Lingua universale e lingue universali, Studi creoli, Le origini basche (Gotha 1842 - Graz 1927).